Il senso del tempo…in questo periodo più che mai difficile da definire. In generale pensiamo ad un tempo oggettivo e ad un tempo soggettivo.
Il tempo oggettivo è quello misurabile, che ci da il senso del ciclico divenire. Una realtà fisica misurabile, oggettivabile, meglio definito come una sequenza di istanti uguali in successione.
La percezione soggettiva del tempo è invece estremamente variabile e, a livello fisiologico, è legato alla maggiore o minore attività di alcuni neuroni dopaminergici che si trovano nella substantia nigra, guarda caso in una struttura profonda del cervello. È quindi molto variabile e dipende sia da fattori esterni che da quelli interni, variabili legate ai valori fisiologici.
A chi non è capitato di provare in una situazione piacevole la sensazione che il tempo passasse velocemente, mentre in situazioni spiacevoli il tempo sembra fermo o passa molto lentamente.
La nostra mente costruisce significati, sempre. Spesso legati alle pulsioni e alle emozioni. È quindi la nostra dimensione interiore che scandisce il nostro tempo. Potremmo definirlo il tempo dell’anima, proprio perché prende significato dal nostro sentire emotivo. A come il tempo fisico si accorda con gli eventi e la nostra intimità del sentire. Un tempo che ci ritroviamo dentro.
Psicologicamente la percezione che abbiamo del tempo condiziona il nostro comportamento. Tenendo conto di tre dimensioni, passato, presente e futuro, secondo Philip Zimbardo e John Boyd ci sarebbero sei prospettive temporali, molto diverse tra loro e che comportano significati molto differenti e soggettivi.
Per chi pensa ed è legato alla dimensione del passato possiamo distinguere chi ha un rapporto con il passato vissuto come positivo e chi invece vive la dimensione con il passato in un’accezione negativa. Nel primo caso la persona fa riferimento a ricordi legati a persone o eventi positivi che ama ricordare e che lo rende felice. Quindi si tratta di persone sentimentali e affettuose nella condivisione dei loro ricordi, con un grande senso di amabilità. Nella seconda dimensione ritroviamo persone che hanno un rapporto con il loro passato legato ad esperienze negative, che solitamente sperano di potersene sbarazzare, ma ne sono così condizionate da vedere “il bicchiere mezzo vuoto” con un senso di infelicità e solitudine perché è per loro difficile costruire uno spazio e un tempo condiviso. Un senso del tempo poco costruttivo.
La terza prospettiva temporale si riferisce a persone che hanno un rapporto con il qui e ora in modo edonistico e creativo, sempre pronte a nuove avventure, di grande apertura, ma impulsive proprio perché non riflessive.
Nella quarta categoria troviamo persone che hanno un rapporto col tempo presente di tipo fatalista. Un “locus of control” esterno, legato al senso del destino (locus of control letteralmente si riferirebbe a luogo di controllo ed è il tipo di modalità con cui ogni persona ritiene che gli eventi della propria vita siano prodotti da suoi comportamenti o azioni, cioè locus of control interno, oppure da cause esterne indipendenti dalla propria volontà, il locus of control esterno).
La quinta prospettiva temporale è tipica di persone molto concrete e orientate ad obiettivi da realizzare nel futuro, sia a breve che a lungo termine, persone che fanno sempre bilanci di vantaggi e svantaggi e anche dei costi che comporteranno, molto centrati sulle conseguenze e sulla pianificazione, quindi non amanti delle novità, rincorrendo il tempo per realizzare in modo prudenziale gli obiettivi prefissati.
La sesta dimensione temporale è tipica di chi ha un rapporto col tempo futuro inteso in modo trascendentale, sia per sè che in senso allargato, sociale, sempre preoccupati dell’effetto e delle conseguenze delle proprie azioni.
Ovviamente le sei prospettive temporali non rappresentano un fattore fisso e stabile, ma piuttosto un continuum con movimenti da una prospettiva all’altra soprattutto in base alle esperienze vissute.
Il senso del tempo è quindi un costrutto soggettivo che si modifica anche in base alle varie fasi della vita.
Ora quello che ci possiamo chiedere, in questo tempo degli ultimi mesi, come stiamo vivendo e che dimensione ci caratterizza di più, perché quando capitano situazioni “forti e inaspettate” la nostra dimensione abituale si modifica.
La nostra mente funziona per contrapposizioni e ce ne accorgiamo proprio nei momenti salienti della vita, soprattutto “quando siamo toccati dal fuoco”. Come nel caso di presenza e mancanza. La mancanza è legata alla percezione che abbiamo avuto di chi per noi è stato una grande presenza, spesso sentita quando perdiamo qualcuno a noi caro.
Ma quando scattano situazioni legate alla sopravvivenza, alcune funzioni vengono bloccate nella nostra mente. Per esempio il desiderio nel caso della minaccia. Perché se dobbiamo sopravvivere non possiamo dedicare tempo a realizzare qualcosa che desideriamo, perché diventa prioritario sopravvivere. Questo è uno dei motivi per cui tante persone si scoprono diverse da come pensavano di essere, proprio in situazioni estreme, a volte mai immaginate.
Ma in questo periodo, legato ai vissuti del pericolo Covid, abbiamo tutti toccato con mano che la minaccia da combattere non coincide con qualcosa di reale, di tangibile, di concreto. Un po’ un nemico invisibile che ci mette in difficoltà e di fronte a noi stessi, un po’ nudi e non preparati.
Quando la minaccia non è reale, ma solo possibile, diventiamo tutti più simili agli animali e da loro forse dovremmo imparare, fermandoci ad osservarli. Come loro improvvisamente non ci sentiamo più “al sicuro”, ci sentiamo in pericolo. E quando un animale si sente in pericolo, “è in pericolo”…..così accade a noi e anche il nostro corpo non va per il sottile e ci manda messaggi forti che non possiamo non sentire. Istinto di sopravvivenza…perché di questo si tratta per la nostra mente.
E accade anche nelle relazioni sentimentali, perché nelle relazioni applichiamo gli schemi che abbiamo per noi stessi. E così ci innamoriamo di qualcuno che ci dà sicurezza, ma poi vorremmo qualcuno che ci faccia sognare, oppure ci innamoriamo di qualcuno che desideriamo, ma che non ci fa sentire al sicuro. Forse l’equilibrio sta nel sentirci al sicuro nella misura di quanto possiamo permetterci di desiderare. Forse nei movimenti contrapposti della nostra mente che si muove per contrapposizione, sta l’illusione di tenerli separati. Il nostro bisogno di sicurezza e lo spazio del desiderio.
E come nelle relazioni sentimentali, forse adesso in questo momento delicato, potremmo scoprire che esistono modi di stare in relazione con il nostro Sè (come nelle relazioni di coppia) che garantiscano tanto la sicurezza quanto il desiderio…forse basta essere disponibili ad uscire dalle abitudini.
E in relazione al senso del tempo, forse protremmo scegliere di concederci la possibilità e il tempo per far crescere dentro di noi intimità e indipendenza, proprio come nelle relazioni sentimentali. Intimità e conoscenza consapevole di sè, e indipendenza e autonomia da vecchi schemi e abitudini.