Equilibri

Equilibri….. I post scritti le scorse settimane avevano lo scopo di farci sentire un po’ meno impotenti e sopraffatti dalla situazione di emergenza che la pandemia ha creato.

Sono state stravolte le nostre abitudini e il nostro bisogno di contatto, socialità e condivisione. Le abitudini, se ci pensiamo, ci danno sicurezza, una rassicurante e dolce sensazione di dipendenza. Per questo abbiamo sempre un po’ di difficoltà a modificare le nostre abitudini. In questa situazione non è stata una scelta, ma di fatto ci troviamo a vivere con nuove quotidianità, per alcuni di noi da tante…. settimane.

I giorni dell’attesa, un po’ sospesi, a contatto con le nostre emozioni. Che richiedono e di fatto ci danno la possibilità di guardarci dentro o guardare chi abbiamo al nostro fianco con occhi diversi, magari più attenti. E se scegliamo questa possibilità forse avremo la possibilità di scoprire cose inattese, da esplorare con una curiosità ritrovata.

Un equilibrio non facile, che sta nel modo in cui percorriamo la fune, il modo in cui cerchiamo l’equilibrio, che richiede grande flessibilità per poter essere resilienti. E sta nel modo in cui usiamo questo momento, questo tempo stranamente dilatato: in certi momenti simile ad una lente d’ingrandimento. Forse il tempo di questo periodo eccezionale passa attraverso momenti normali dove abbiamo la possibilità di ripensare alla relazione con noi stessi o con chi vive con noi.

Più che ripensare, mettersi ad osservare partendo da noi. In questo modo potremo cercare un equilibrio fra un‘abitudine rassicurante, che non deve essere un automatismo che la svuota di significato e ci sgancia dalla realtà in modo inconsapevole, e il timore di esplorare, come se avessimo paura di perdere qualcosa che ci appartiene o qualcuno, se lo guardiamo in modo diverso.

Iniziamo con il chiederci quante volte ci prendiamo cura di noi, quante volte ce lo concediamo, forse ci è difficile anche ora in questo tempo sospeso perché non lo abbiamo mai fatto a sufficienza. Proviamo a farlo, ora con attenzione e osservandoci proviamo a mettere a fuoco qual’è il nostro bisogno proprio ora, in questo momento. Non diamogli un significato, osserviamoci e basta. Forse potremo scoprire che quando mettiamo in atto le nostre vecchie abitudini di sempre ci manchiamo di rispetto, perché se anche ci sono servite, se anche sono state in un momento della nostra vita così preziose, magari non lo sono ora, in questo momento eccezionale. Forse l’eccezionalità di adesso ci può aiutare ad osservarci da un’altra prospettiva, a noi sconosciuta o non consueta.

Questa è la novità di oggi, nel tempo dell’attesa di riprendere la quotidianità persa con il lockdown, il confinamento. Allora forse, in questa posizione nuova, dal confinamento, se ci spostiamo dal nostro solito punto di osservazione e guardiamo le cose da un’altra prospettiva, magari ci potremo accorgere che quando riproponiamo vecchie abitudini, oltre a mancarci di rispetto magari lo facciamo più per l’altro, cercando così di avere un po’ di amore…ma se è questo che mettiamo a fuoco, il nostro “bisogno di amore” possiamo provare a darcelo da noi, a volerci un po’ più di bene da soli, e prendendoci cura di noi, salvando anche l’autenticità del rapporto con l’altro. Quindi un doppio atto d’amore.

Prenderci cura di noi, partendo da quello che osserviamo di noi e dei nostri bisogni, vuol dire prenderci cura delle nostre vulnerabilità, disvelate in questo momento eccezionale dalle nostre difficoltà, spogliate dalle vecchie abitudini, e dalle nostre fragilità. Prenderci cura di noi come un atto di amore diretto, rispettando i nostri bisogni. Prendersi cura di noi non è un atto egoistico, bensì un atto di cura con benevolenza.

Così potremo permetterci di dire di no a qualcosa, che non dobbiamo sentirci obbligati a fare, cose che non ci fanno stare bene e che rischiano di condizionarci negativamente. Usiamo questo tempo per trovare un equilibrio diverso. Ci sbilanceremo un po’ ma ritroveremo una posizione più comoda per noi stessi mentre ci stiamo osservando.

Scegliamo le cose che ci ispirano, le relazioni che ci fanno stare bene, cerchiamo nutrimento dentro di noi e nella relazione con l’altro. Diamoci il permesso di pensare a piani che sostengono e realizzano i nostri sogni e il nostro benessere, in questo momento. Questo ci darà la possibilità di avere una visione, di vedere il senso che prenderà mano a mano per noi, dentro di noi. In queste scelte di nutrimento per noi stessi non c’è niente di giusto in assoluto, semplicemente le scegliamo e gli diamo priorità proprio perché ci nutrono dentro.

Ci aiuteremo così a non sentirci risucchiati dalla situazione che stiamo vivendo in questa emergenza ed eccezionalità, ritrovando una centratura verso noi stessi, dandoci l’amore e il rispetto che ci meritiamo. Occuparci di noi e di come stiamo non ci impedirà di provare stress, ma potrà aiutarci a ridurlo, contenerlo e limitarne gli effetti, permettendoci di affrontare al meglio l’emergenza che stiamo vivendo.

Provate ed osservate dentro di voi come vi sentite quando lo fate. Nel primo post avevo concluso con “…abitudini e condivisione, ecco due parole importanti, su cui rifletteremo nei prossimi post”. Proviamo a vedere le abitudini da una prospettiva diversa e condividerla prima e soprattutto con noi stessi.

Stiamo reggendo tanto, decisioni prese da altri per il nostro bene e che per non subirle devono metterci nella condizione di pensare a noi, scegliendo prospettive diverse dal solito, scegliendo ed esplorando nuovi equilibri dentro di noi.

Per questo ho scelto il quadro di Bansky, guardiamo dietro il quadro che vediamo di solito, e vediamo cosa c’è…e se lo facciamo con grazia, la grazia della ballerina, troveremo nuovi equilibri e la solitudine che viviamo in certi momenti acquisirà un nuovo significato, sarà un equilibrio ri-trovato, che magari cambierà il passo successivo, ma saremo in equilibrio. Dietro il quadro c’è un altro mondo, il nostro mondo interno

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