Il segreto si riferisce a qualcosa che non ci è conosciuto. E a volte, se manca la consapevolezza ci sentiamo così, di fronte a qualcosa che non conosciamo di noi stessi. Questa prima parola è più facile da definire.
Tra vulnerabilità e fragilità è un po’ più complicato, anche se nel linguaggio comune entrambe le parole vengono usate come sinonimo l’una dell’altra, ma non è così.
Anzi, se vogliamo essere precisi bisognerebbe distinguere tra vulnerabilità, fragilità e debolezza.
Nel senso che “vulnerabile” è chi può essere ferito da quanto accade, ma non è ancora impattato con quel qualcosa che può colpirlo. Si riferisce al “prima dell’impatto”. Si riferisce a qualcuno che è ancora in una fase di apertura. Quindi la nostra vulnerabilità si riferisce alla nostra disponibilità ad aprirci a ciò che ci può ferire (es. aprirci agli altri, all’amore…) e quindi ci espone al rischio di essere feriti. E spesso si fa confusione con un altra parola, “sensibilità”, ma di nuovo, non è così. Ci siamo scoperti così vulnerabili in tante situazioni ordinarie, ultimamente e durante questo anno inaspettato, il 2020, forse anche stanchi di mostrarci sempre all’altezza, preparati, pronti e capaci.
Tornando ai due termini, vulnerabilità e fragilità, “fragile” si riferisce invece a chi può rompersi “nel momento dell’impatto”, forse perché la sua natura è instabile.
Nella metafora degli eroi, gli eroi non sono fragili, ma vulnerabili (se no sarebbero dei, no!). Fragile è qualcuno che può rompersi, perché la sua natura non è stabile e l’ambiente non lo sostiene. La fragilità si riferisce alla non capacità di gestire la propria vita. Chi è fragile può non riuscire, può fallire. E accettare e mostrare la propria fragilità non è semplice, ci vuole coraggio, perché si teme quella parte e la si vorrebbe mantenere nascosta a se stessi e agli altri. Se ne ha paura perché la si confonde con la debolezza. Ma in realtà la fragilità si riferisce alla capacità di concedersi di essere non solo vulnerabili, ma sensibili oltre ogni misura pensata prima. Vuol dire sentire sulla pelle la molteplicità delle nostre emozioni, e forse per questo, proprio come in un paradosso, può renderci resilienti. È ciò che ci rende umani, emotivi e coscienti di noi stessi e di ciò che ci circonda. Un po’ come tremare di fronte al precipizio come scriveva Virginia Woolf. Richiede la capacità di guardare dentro di sé e dentro il proprio dolore e sentire.
La debolezza si riferisce “al dopo l’impatto” e alla consapevolezza delle ferite riportate nell’impatto, il momento in cui si ha bisogna di cura. Oppure si riferisce ad aspetti costituzionali della persona, in senso psicologico si ha la sensazione di non farcela ad affrontare ciò che si ha di fronte. Sentirsi un po’ una piccola barca in mezzo all’oceano e doverlo attraversare a remi.
Quindi il segreto della vulnerabilità è concederci, come esseri vulnerabili, un atto di coraggio, toglierci la maschera e mostrare ciò che sentiamo, ammettendo i propri errori e riconoscendo le proprie ferite. È un valore che merita di essere accettato, perché si riferisce alla realtà di ciò che siamo. Alle volte ci troviamo le nostre ombre, il nostro universo emotivo non considerato, ma che ci concede l’accesso alla parte più intima ed autentica di noi. Bisogna essere forti per concedersi di essere vulnerabili, bisogna lasciare le sicurezze a cui spesso ci aggrappiamo e rimanere in apertura di ciò che verrà. Abbandonare l’armatura con coraggio, che non è mai sconfitta o debolezza, perché è una scelta, voluta, agita e consapevole. È il valore di una nostra natura magari trascurata, ma che attraverso la nostra sensibilità ci rimette a contatto con i nostri bisogni, con l’empatia arricchiata dal dolore delle ferite ed empaticamente a contatto con l’altro da noi, il mondo che ci circonda, nonostante tutto, nonostante anche il COVID e le sue conseguenze.
Di fronte a tutto ciò è possibile anche sentirsi fragili soprattutto di fronte a situazioni di cambiamento e trasformazione, come quelle che ci siamo trovati di fronte negli ultimi mesi e in cui diventa necessario abbandonare le nostre consuetudini e le nostre certezze consolidate, forse una scelta più complessa di quello che ci immaginiamo.
Quindi il segreto di cui parlavo all’inizio, è il coraggio, l’audacia, la determinazione e la perseveranza che scopriremo dentro di noi. Più che segreto forse il dono, qualcosa che non conoscevamo ancora ma che stiamo scoprendo, soprattutto se rimaniamo in una situazione di apertura di fronte alla nostra fragilità, recuperando il terreno fertile della nostra vulnerabilità. Solo così affermeremo il nostro desiderio profondo contro quest’avversità e troveremo il nostro nuovo modo di vivere nel rispetto di noi, dandoci la possibilità di vederci e sentirci per come siamo davvero, comprendendo le incertezze, i dubbi, le paure e le nostre incoerenze. Il mio è un invito a riconoscere ed accettare con consapevolezza e umiltà, la vulnerabilità e la fragilità che ci appartengo, perché sono proprio ciò che ci rende umani e che ci consentirà di evolvere ed andare oltre questo momento. Il segreto, il dono, diventa forza e valore.
E ci tengo a dire che questo articolo è rivolto a tutte le famiglie, perché le famiglie sono il fulcro saldo che consente di affrontare i momenti di crisi.