Il post di oggi rispecchia le riflessioni fatte leggendo un’articolo pubblicato su Business Insider Italia e che racconta la storia di un’azienda che in relazione al Covid aveva previsto lo scenario peggiore….lo trovate a questo link: https://it.businessinsider.com/misure-anti-covid19-coronavirus-azienda-dewalt/?ref=fbpj&fbclid=IwAR3mCfPZftzq4c5vBRTnYQ2GkgTb88VUTY7S4xTe3k_a4b9enMeiqIp7vN4&refresh_ce
Leggetelo, anche se magari non vi sembra un argomento di grande fascino. Racconta di un’azienda italiana che non ha temporeggiato. Esatto una gran bella realtà italiana. E ringrazio Luca Lusetti Della Baita per averlo pubblicato. Se non lo avesse pubblicato probabilmente non lo avrei mai letto. Questo è il motivo per cui cito sempre le condivisioni. Mi sembra doveroso oltre che educato, perché se qualcuno scrive o pubblica qualcosa dovrebbe essere gentilmente ringraziato.
È proprio il temporeggiare che ha creato grandi problemi, l’annebbiamento e il sonno del senso civico e delle responsabilità ha un costo, e direi che l’ha avuto alto e continuerà ad averlo in modo consistente. Non critico nessuno, non lo faccio mai per mia natura e per deformazione professionale, perché mi incuriosisce di più capire le dinamiche….la mia vuole essere solo un’osservazione delle dinamiche e di quanto accaduto.
In ogni angolo del mondo si è temporeggiato, è questo che non ci ha fatto trovare pronti a fronteggiare cosa stava arrivando, cosa stava accadendo e che avrebbe cambiato il nostro modo di vivere, con lo stordimento delle civiltà opulente, che a lungo andare diventano sorde, cieche, fatte di consuetudini anestetizzanti.
Per questo mi ha colpito la storia di questa azienda, probabilmente gestita da menti illuminate, o solo molto radicati in qualcosa a cui tengono molto, cosa di cui avrebbe avuto bisogno tutto il mondo, il nostro mondo. A livello aziendale hanno iniziato a ragionare sugli scenari più catastrofici, senza temere di farlo, senza escludere alcuna possibilità. Si sono preoccupati, pre-occupati, occupati prima, di quanto stava accadendo provando ad immaginare quali conseguenze ci sarebbero state (sempre dal punto di vista lavorativo)….”il 29 gennaio, avevamo capito che non era più questione di se ma di quando sarebbe arrivato”.
Esattamente, questo è il punto cardine, quando si passa da capire “se” una cosa accadrà, la sua possibilità di accadere, a “quando” accadrà. E questo dobbiamo imparare a farlo perché se continuiamo a confidare che qualcuno lo farà per noi, qualcuno preposto a farlo, penso che faremo un grande errore. Quindi iniziamo da noi, imparariamo a farlo noi.
Hanno ascoltato il loro essere all’erta che li ha portati a quello che definiscono “una forte sensibilità verso gli eventi ciclici nella fase di basso rumore….. essere paranoici non è uno spreco. Se ti sbagli ben venga, perché hai previsto un evento negativo che non si è realizzato. Ma se poi questo si verifica, tu hai predisposto tutte le misure necessarie per fronteggiarlo”.
Previsione e fronteggiamento.
La rivincita della paura, quasi un elogio della paranoia, forse perché sono emozioni forti. Ci abituano da sempre a diffidarne, ma questa sono le gabbie dei condizionamenti cognitivi che erroneamente ci fanno catalogare e pensare che alcune emozioni siano positive ed altre negative.
Le emozioni sono emozioni, se le ascoltiamo, se rimaniamo a contatto con esse sono “solo” legate al rapporto che abbiamo con quanto accade attorno a noi. Sono funzionali al legame con la realtà. È quando ci sganciamo dalla realtà che diventano disfunzionali e ci fanno stare male.
In questo momento più che mai dobbiamo stare agganciati alla realtà, in tutte le sue declinazioni: realtà lavorativa che ci preoccupa, perché pesantemente condizionata dalle conseguenze di quanto accaduto e dovremo tutti cercare di mettere mano alla nostra motivazione, cercando di affrontare con forza d’animo le difficoltà che ci troveremo davanti, che dovremo trasformare in sfide, di riuscita, di rivincita, rialzandoci con dignità e continuando a provare con determinazione.
Realtà emotiva che sarà la nostra guida se ci libereremo delle gabbie che ci hanno o ci siamo costruiti addosso. Ricordandoci che le emozioni non sono positive o negative, giuste o sbagliate, sono quello che proviamo. Facciamone tesoro e stiamo ben radicati in noi come un albero ben radicato nel terreno, il nostro terreno emotivo, stiamo a contatto con noi, e forse tornando a casa in noi stessi troveremo la tranquillità per affrontare, fronteggiare con la giusta dose di previsione legata a quello che sentiamo e di cui dobbiamo solo prendere consapevolezza.